Berlin Babylon (2001), il film/saggio di Hubertus Siegert racconta la città-cantiere, anche dal punto di vista degli addetti ai lavori che ne sono protagonisti: da Renzo Piano a Hans Kollhoff e Rem Koolhaas all’assessore responsabile Barbara Jakubeit. Le riprese indugiano su Potsdamer Platz, sulla Lehrter Stadtbahnhof, il quartiere degli uffici governativi e sui dintorni di Alexanderplatz, nella ex Berlino dell’Est, e offrono incredibili prospettive aeree per dare l’idea del gigantesco progetto attraverso cui la città sembra sfidare il passato alla ricerca di una rinnovata identità.
“Se poi “il nuovo” sia davvero meglio di quanto è stato distrutto è riflessione aperta” – dice Moira Paleari nell’introduzione alla proiezione che cura insieme a Raffaele De Berti. Così come rimane aperta la riflessione sulla memoria culturale della città da preservare e la necessaria quota di distruzione insita nei processi di trasformazione. A dare potenza e profondità alle riflessioni del documentario/saggio di Hubertus Siegert contribuiscono la colonna sonora del gruppo berlinese Einstürzende Neubauten (Nuovi edifici crollano) e la voce dell’attrice Angela Winkle a cui è affidata la citazione di Walter Benjamin dalle Tesi sul concetto di storia: la visione dell’angelo della storia ispiratagli dal quadro di Paul Klee:
“ […] un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, e le ali sono dispiegate. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un’unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l’angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera”.
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